Ogni tanto bisogna mettersi in discussione e, così, ad una età nella quale molti hanno smesso di allenarsi da un bel pò, ho deciso di prendere parte a questa tappa del circuito professionistico di Jiu Jitsu del Worldpro Abu Dhabi.
Era una questione personale, come detto, per cui sono andato indipendentemente da tutto e da tutti.
Partecipo nella categoria Adulti, -83 kg, cinture Marroni e Nere.
Al primo turno trovo l'unico ragazzo di Birmingham presente nella mia categoria, che si allena nel Team di Lagarto, uno dei cui Maestri, Gustavo Oliveira, organizzava l'evento, assieme a Braulio Estima.
Racconterò i fatti senza recriminazioni, per come li ho vissuti, in assoluta sincerità e trasparenza, dal momento che, con una concorrenza così forte, mi sarei potuto aspettare di tutto.
Il mio avversario tira immediatamente in guardia, tenendo il bavero e tentando lo strangolamento, rimanendo fermamente in guardia chiusa. Lo strangolamento non è nemmeno mai vicino a concretizzarsi, ma vado invece più vicino a fratturarmi il naso, sulla pressione del suo avambraccio, che è alto in mezzo alla faccia.
La guardia è serratissima e tira a mille. Decido così di preparare l'uscita con calma, poiché vedo che sta spendendo moltissime energie, lavorando in contrazione costante. Sono di spalle al cronometro, per cui non vedo il tempo, ma decido, comunque, che se non si fossero create aperture, avrei provato ad alzarmi, anche correndo tutti i possibili rischi.
Decido quindi di cominciare a muovermi verso di lui, visto che ancora mantenere "postura" è impresa difficile. Chiude quindi ancora "a croce", stavolta entrando meglio, ma riesco a spingermi in profondità dentro la guardia, in maniera da dare meno escursione e forza alle braccia. Tengo alla morte, ma riesco a respirare, anche se la situazione non è delle migliori, lo ammetto. Tengo perché sento che la sua forza comincia a calare ed ansima decisamente.
L'arbitro interrompe.
Questi sono i fatti. Credo alla buona fede dell'arbitro e non esiste motivo per cui si debba fare il solito lamento "postumo", anche se, in una vita di Jiu Jitsu, sono stato strangolato decine di volte, ma mai ho perso coscienza, per cui credo di aver imparato quando sia il momento di battere.
Ribadisco che, sono certo, l'arbitro abbia interrotto nell'interesse mio, sebbene potesse valutare anche l'esperienza di chi gareggiava e, comunque, accetto pienamente l'esito del confronto e, per me, è stato un onore prendere parte a questa competizione.
Ringrazio tutti coloro che hanno avuto la pazienza e la voglia di aiutarmi nella preparazione di questa gara.
Ovviamente non sono al settimo cielo, ma vedere tanti atleti così forti all'opera mi ha permesso di vedere direttamente in che direzione stia andando il Jiu Jitsu.
Ma ne parleremo un'altra volta.
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