Le righe che seguiranno, esprimono solo una opinione strettamente personale, che non vogliono assolutamente interferire con il progetto educativo di ciascun genitore.
Rimane, pertanto, un pensiero mio.
Ritengo però molto discutibile l'atteggiamento di chi, a fronte di scarsi risultati negli studi, impedisca ai giovani di fare sport.
Premessa fondamentale è quella di ritenere lo studio come fondamentale: aver studiato permette di potersi confrontare con gli altri attraverso le proprie conoscenze e la cultura acquisite sui banchi di scuola. Ed è ormai divenuto imprescindibile rinunciare ad un percorso scolastico, saper parlare almeno 2-3 lingue e conoscere la storia ed il mondo che ci circonda e che ci ha preceduto.
Ma lo sport, che da noi è sempre stato messo in secondo piano, è comunque una faccia della stessa medaglia.
Se un giovane di 15-16 anni ha l'obbligo di sviluppare cultura e conoscenza a scuola, è da ritenersi un assoluto fallimento vedere lo stesso ragazzo incapace di percorrere 100 metri di corsa, con 10 kg in più e con una motricità inferiore a quella di un pensionato.
Mancare la scuola, non deve avere come ricaduta, la rinuncia allo sport. Tutto ciò è semplicemente ridicolo e fuori luogo. Lo sport rende Uomini (e Donne, ovviamente). Abitua alla disciplina, al sacrificio ed all'organizzazione. Sviluppa la socializzazione e la sicurezza.
Un giovane deve essere in grado di gestire le sue attività quotidiane che, in un futuro, non saranno mai singole, bensì sempre più di una. Dovrà lavorare, gestire i conti della famiglia, curare i figli e coltivare i propri hobby. Tutto nello spazio di 24 ore.
Andare a scuola e frequentare l'Accademia sono due attività che devono essere rese compatibili nella gestione di una giornata. Non essere in grado di farlo evidenzia difficoltà organizzative o, magari, ore trascorse alla playstation o al computer.
"Mens sana in corpore sano", dicevano i latini.