Vincere è l'unica aspirazione di chi lotta, compete, combatte.
Il partecipare viene molto dopo ed ha fascino su chi non si sente all'altezza per poter aspirare alla massima soddisfazione.
Se puntare a vincere è un dovere, altrettanto lo è accettare la sconfitta.
Rispettare la sconfitta, in qualsiasi modo essa maturi: per un errore, per una mancanza ed anche per una ingiustizia o per poca fortuna.
Rispettare la sconfitta, significa rispettare l'Avversario, che non sempre è il migliore, e "prenotarsi" per vincere.
Così come chi perde, non sempre è il peggiore.
Così come chi perde, non sempre è il peggiore.
La coscienza di quanto si possa migliorare si materializza al meglio solo quando siamo battuti.
Non vanno trovate giustificazioni. E' troppo facile farlo.
Ci si mette in gioco e si accettano le conseguenze del farlo. Senza sconti verso sé stessi.
Non esiste risultato che non possa essere ribaltato. Sul tatami, sul ring, così come nella vita.
E, molto spesso, guadagniamo più da un cattivo risultato che non da una vittoria.
Dipende da noi, mai dagli episodi.
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