sabato 3 dicembre 2016

Il "LIGHT", morte del combattimento

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Le competizioni light, moda di questi ultimi anni, hanno origine per diversi motivi.


  • Crisi degli sport da ring, che ormai in pochissimi vogliono affrontare
  • L'idea secondo cui, il light, sarebbe propedeutico al contatto pieno
  • La possibilità di fare "cassa" con le iscrizioni di chi "combatte"
Il LIGHT è un "omicidio" degli Sport da Combattimento. 
Snaturare il senso stesso di questi sport, illudere i ragazzi, facendo credere loro che esista una scorciatoia ed un modo differente di approcciarsi a sport che nascono con un obiettivo ben preciso.

Esiste il dilettantismo, per chi voglia fare Boxe, Muay Thai, MMA, ecc. 
Si avviino i ragazzi a quelle attività nell'età giusta, attraverso un percorso progressivo (protezioni, meno round o più corti e si costruiranno dei futuri agonisti, che non significa che nasceranno campioni, ma almeno persone che avranno affrontato lo sport seriamente, senza finzioni.
Pensate che Marciano, Alì o Tyson abbiano fatto match di boxe light in carriera? 
O forse Payakaroon, Dekkers e Buakaw nella Muay Thai? O Fedor, Wanderlei Silva e Jon Jones nelle MMA?
Non si dica che tutti vogliono fare i professionisti o ammazzarsi di botte. Questi sport nascono per fare sul serio ed, a seconda del livello, è possibile affrontarli, coscienti dei propri limiti, anche senza ammazzarsi di botte, ma almeno facendoli seriamente.

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