lunedì 28 marzo 2016

Angolo e Arbitro, Vita e Morte di chi combatte

Sabato si è verificato l'ennesimo grave incidente su un ring. In Inghilterra, Nick Blackwell, un giovane pugile di 25 anni, al termine di un incontro drammatico, con Chris Eubank Jr, figlio del campione che ha combattuto tra la fine degli Anni Ottanta e gli Anni Novanta, è andato in coma.
L'incontro, soprattutto dopo la 6a ripresa, si è trasformato in un pestaggio di Eubank, che ha messo a segno, a ripetizione, colpi durissimi e precisi.
Il coraggio di Blackwell, abbinato alla compliciutà di un arbitro incapace e di un angolo che, nonostante la situazione disperata, ha continuato a dispensare consigli inutili al suo pugile, hanno portato a questo esito. 
Al termine dell'8° round, il padre di Eubank Jr. è salito sul ring ed ha invitato il figlio a rallentare, per evitare quello che poi si è tristemente verificato, evitando colpi alla testa.
Chi combatte affida la sua Salute e la sua Vita non solo alle proprie abilità ed al proprio talento, ma a due figure fondamentali: l'Angolo e l'Arbitro.
L'Angolo è rappresentato da chi ha seguito l'Atleta durante la preparazione.
Ne conosce il carattere e deve essere cosciente dei limiti di chi gestisce.
All'angolo deve esserci un uomo che sia come un padre o un fratello. Niente di meno di questo.
Di fronte ad un arbitro incapace di tutelare la salute di chi combatte, deve "stagliarsi" la figura dell'uomo d'angolo, che deve fermare l'incontro quando questo ha preso una piega irrimediabile.
L'Atleta affida sé stesso e la sua salute all'Arbitro ed all'Angolo, così come ha fatto Nick Blackwell, un ragazzo di 25 anni, troppo coraggioso, mandato al massacro sia da un arbitro incapace, sia da uomini d'angolo stupidi, che non hanno pensato che, prima di vincere un titolo, conta la salute del giovane pugile che ha affidato sé stesso nelle loro mani.
Ha senso tutto questo?

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