sabato 11 marzo 2017

Per migliorarsi, non per migliorare rispetto a qualcuno


Chi si avvicini ad una pratica sportiva, credo, dovrebbe avere come primo obiettivo, quello di apprendere la disciplina che si è deciso di imparare.
Aprire la mente e dedicarsi con passione, frequentando il più possibile le lezioni, immergendosi nell'approccio e "nello stile di vita" che appartengono allo Sport, si apprenderà molto rapidamente.
Uno dei motivi, per cui, molto spesso ci si allontana dal cammino che abbiamo deciso di intraprendere è il confronto con gli altri, misurando i propri progressi raffrontandosi a chi ci sta intorno.
Il metodo che permette di appassionarsi in maniera longeva a quanto si fa, è misurare i propri miglioramenti, senza mettersi a confronto con gli altri.
Iniziare una attività sportiva in tarda età non preclude che si possa diventare più atletici, più resistenti e completamente in grado di apprendere quanto si studia. E permette di essere più soddisfatti ed orgogliosi di noi stessi.
Inutile, deleterio e demotivante paragonarsi a chi abbia più talento, meno anni e più esperienza sportiva alle spalle.
Il termine di paragone dobbiamo continuare ad essere noi stessi.
Aggiungere un piccolo movimento al nostro vocabolario tecnico e/o atletico deve essere considerato un successo di grande valore.
Questo, a mio parere, è comunque un principio che deve valere per chiunque. Anche per il ragazzotto di 14 anni, bravo e talentuoso.
C'è sempre qualcuno che potrà essere migliore, ma nessuno potrà giudicare quanto miglioriamo in rapporto a noi stessi.
E le gare? Andrebbero anch'esse interpretate come misura dei propri progressi, al di là del risultato, che non sempre danno il "taglio" reale di quanto stiamo facendo.
E le gare stesse non sono una destinazione necessaria per chi percorra la strada sportiva.
La destinazione è e deve essere migliorarsi. E questo può avvenire sempre e comnunque.

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