La nostra Accademia nasce dal sacrificio. Il sacrificio di essersi allenati per anni in un rettangolo quasi senza servizi, con spogliatoi grandi come un'ascensore, ma con la voglia di allenarsi, di imparare e di portare le nostre discipline ed i nostri sport ovunque.
La follia è quella di aver messo in piedi un progetto, di cui oggi percepiamo ed apprezziamo solo un centesimo di quanto desideriamo fare.
Alla Kama si fa sport sul tatami, sul ring, in gabbia, mai al di fuori di essi e, chi ci crede, vive al suo interno, come si vive in una famiglia.
Esiste il rispetto e la trasparenza, sempre dimostrabile con i fatti e non solo a chiacchiere.
Luca Anacoreta, che è venuto da noi 5-6 volte, ha esclamato, nei giorni scorsi: "E' un piacere essere tra voi. Mi sento in famiglia".
Il nostro obiettivo non è essere i migliori o i più forti, perché tutto questo accade solo se vi è una amalgama di di talento e fortuna. Se saremo bravi e fortunati potrà accadere, altrimenti, comunque, saremo comunque "cittadini del mondo". Il nostro obiettivo è quello di aprire le porte a chiunque, portando lo sport e rendendo lo sport un bene apprezzabile da chiunque ed accessibile a tutti.
Eravamo 200 a sostenere Filip nel suo match più difficile. C'era sempre una curva ad esultare per le vittorie di chi ha lottato per noi e sono stati in tanti a "piangere" per avermi visto sconfitto.
Chi entra nel cuore e nell'anima della nostra Accademia, entra a far parte di una storia fatta di amicizia, di supporto reciproco, che va oltre lo sport, che è una metafora della nostra vita, in cui si vince e si perde, ma in cui è fondamentale sapersi rialzare dopo una sconfitta.
Siamo in grado di decidere, senza che nessuno lo faccia per noi, perché abbiamo con noi la forza del gruppo che ci tiene uniti. Dal più bravo all'ultimo arrivato, siamo gente che "combatte" e "lotta". E di tutto ciò andiamo orgogliosi.
Non ho nulla da insegnarvi, perché sono uno di voi e, come voi, sapete dove sono "di casa".
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