Tutti bravi a parlare di umiltà. Tutti siamo umili, modesti. La realtà ci mostra invece che coloro che lo sono veramente, coloro che hanno il senso e la misura del proprio e dell'altrui valore, non sono poi così tanti.
"Non esiste grandezza dove non c'è umiltà". Qualcuno potrebbe dire: "Ma i Campioni non sono sempre umili". Ed è vero, se non verissimo. La maggior parte dei grandi campioni non è umile. E' abituata ad essere incensata, idolatrata e presa a modello, anche se e quando modello non è.
Ma qui si parla di "grandezza". La grandezza è intesa come valore morale, che nei casi più eccelsi si abbina anche alla grandezza ed al talento sportivo.
Umiltà significa, a mio modestissimo modo di vedere il mondo, spogliarsi di cinture e titoli, mettendosi a disposizione degli altri sia per insegnare e sia per imparare.
Nessuno ha imparato abbastanza da potersi permettere di non farlo più.
Umiltà (quindi grandezza), significa rispettare alla stessa maniera chiunque, perché se sul ring, nella gabbia o sul tatami siamo migliori di qualcun altro, potremmo essere, al di fuori di tale contesto, di fronte a a qualcuno che parla più lingue di noi, che ha più cultura e che ha studiato più di quanto abbiamo fatto noi.
E' bene ricordarsi di questi dettagli.
Personalmente, e volevo soffermarmi su questo dettaglio, ho notato quanto i ragazzi stranieri ci possano insegnare in termini di educazione. I giovanissimi non hanno bisogno di apprendere le regole del tatami, al contrario di molti dei nostri. Sono silenziosi e rispettosi, sempre. I meno giovani, si pongono sempre con modestia, semplicità ed educazione, salutando sempre tutti, all'arrivo ed all'uscita dall'Accademia.
Non pensiamo di essere Grandi se sappiamo tirare un buon diretto o se sappiamo passare bene la guardia. In quel caso saremo solo "bravi", ma non "Grandi".
Se avessi facebook sarebbe un "condividi".
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