domenica 5 gennaio 2014

Ci si può allenare in altri posti, nel Jiu Jitsu?


L'idea di non permettere di allenarsi altrove, è figlia di un retaggio culturale Anni Novanta. Credo che, la possibilità di allenarsi altrove, scambiando esperienze, debba considerarsi come un passaggio importante per l'ampliamento ed il miglioramento del proprio Jiu Jitsu. Soprattutto per le cinture di grado più elevato. Una cintura bianca che senta l'impulso di girare un po' ovunque, esprime piuttosto un capriccio che una reale necessità.
Ciascun allievo dovrebbe essere titubante sul perché gli venga negata l'opportunità di poter fare una esperienza, anche di un solo giorno, in un'altra Accademia.
Chi impedisce ai propri allievi di andare fuori, dovrebbe, secondo logica, impedire che altri vengano ad allenarsi presso di lui.
Esiste, peraltro, una maniera "marziale", indice di onore, lealtà e fedeltà ed è quella di informare il proprio insegnante, perché, in caso contrario, sarà lui a porsi qualche interrogativo su questa azione nascosta.
Ci possono essere anche buone ragioni, che dovranno essere motivate, per cui il Maestro possa sconsigliare di frequentare un certo ambiente. Tra queste non deve essere inclusa l'eventuale antipatia o intolleranza verso chi insegna nella scuola ove si dovrà recare. E', questo un atteggiamento stupido.
Altrettanto, allenarsi troppo frequentemente al di fuori della propria Accademia, mi lascia molto perplesso e credo sia da evitare. L'alternativa, in questo caso, è scegliere un altro posto, piuttosto che tenere i piedi in più scarpe, contemporaneamente, magari per convenienza.
L'allievo leale e che ha un onore ed una dignità personale, trasferirà nella propria Accademia quanto appreso da altri. Spero che la stessa cosa sia accaduta agli allievi, anche di team molto forti, che, nelle vacanze di Natale, in vacanza da queste parti, hanno scelto la nostra Accademia per allenarsi un po'.
Rimane salvo il fatto che l'Accademia dove ci si allena, deve essere il principale punto di riferimento e, ciò su cui ciascun allievo dovrebbe riflettere è che il Maestro non si rivolge a lui come cintura bianca, azzurra o viola, ma come persona, innanzitutto, e come possibile futura cintura nera.

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