martedì 25 febbraio 2014

La Boxe, tra sport e funzione sociale


Bernard Hopkins, 49 anni ed ancora in attività, si avvicinò alla Boxe appena uscito di galera. Iniziò la carriera molto tardi per un pugile, a 23 anni, esordendo immediatamente come professionista.
Il primo match fu una sconfitta, a cui seguì una lunghissima sequenza di vittorie, moltissime delle quali ottenute per ko al primo round.
Sintetizzando il racconto di questo pugile, considerato come il terzo miglior peso medio degli ultimi 50 anni (ha difeso il titolo vittoriosamente in 20 occasioni), si può affermare che, lontani da ogni retorica, Hopkins rappresenti l'icona dell'uomo che ha ottenuto una riabilitazione personale attraverso il pugilato.
Spesso considerato come sport violento, la Boxe ha, in realtà, "salvato" molti ragazzi dai pericoli delle strade e della dissolutezza.
Mi viene in mente la palestra di Marcianise, vicino Caserta, che, da anni, svolge un importante ruolo sociale nel distrarre i ragazzi dai rischi di ambienti molto pericolosi.
In questo senso la Boxe ha il diritto ed il merito di essere rivalutata per la sua funzione sociale e, soprattutto, di riscatto, tra i ragazzi più poveri, con maggiori difficoltà e minori prospettive. 

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