lunedì 15 luglio 2013

Il Jiu JItsu "griffato"


Se possiamo spendere ore per descrivere quanto bello ed anche utile sia praticare Jiu Jitsu, possiamo impiegare pochi minuti per analizzare quanto il marketing stia influenzando questa Arte Marziale.
Il prototipo medio del praticante di Jiu Jitsu "invasato" e moderno è quello di un ragazzo griffato, che veste ed utilizza gi e rashguard dei grandi campioni, che sono pagati per "fare moda" e che impiegano una firma su un nuovo contratto per cambiare "brand".
Molti di quei campioni sono gli stessi che, 5 o 10 anni prima, si allenavano su sporchi tatami, vestendo un "kimono" senza marca e magari di colore scuro, in maniera da poterlo lavare meno spesso.
E' d'obbligo indossare un abbigliamento adeguato, pulito ed ordinato. Avere un buon kimono (e non uno dozzinale) ed una bella rash guard sono un dovere a cui ogni buon praticante deve attenersi. E' infatti altrettanto inconcepibile e penoso vedere gente che si allena da mesi o anni utilizzare un solo kimono e non avere la cintura prevista. 
Ma il genere di lottatore, firmato ed alla moda, che riempie "carrelli" di acquisti online è così lontano dall'idea di guerriero che poi magari vorrebbe dare di sé. Quell'idea che, in altri sport, è connaturata anche nello stesso "look" di chi combatte. 
Mi viene in mente Tyson, icona del vero combattente, che entrava con un asciugamano squarciato all'altezza del collo e senza calzini, con scarpe basse e nere, come i pugili di mezzo secolo prima.

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